About The Zombie Bride

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Una non morta appassionata di orrore.

mercoledì 4 gennaio 2012

Revenge

Un pomeriggio come tanti altri. Una stanza arredata secondo il gusto di una ragazza appassionata di horror. Migliaia di libri, dvd e oggetti richiamanti personaggi celebri protagonisti dei migliori film dell'orrore.
Lei indossa una felpa con un cappuccio che le copre la testa.Ogni tanto tira su la testa dal libro e scruta fuori dalla finestra.
Vive da sola al quinto piano di una vecchia palazzina. Ci sono pochi inquilini, tutti molto silenziosi. Lei è la più giovane.
Legge qualche altra pagina e torna a guardare fuori dalla finestra. D'improvviso la luce dell'appartamento di fronte si accende. La ragazza si alza in piedi e corre verso la finestra, nascondendosi in parte dietro la tenda. Fissa la finestra dell'appartamento di fronte mangiucchiandosi le unghie. Dopo qualche istante appare lui. La ragazza sussulta e si morde le labbra. Corre verso la scrivania e da un cassetto tira fuori una macchina fotografica. Si dirige ancora alla finestra e gli scatta diverse foto. Lui non sembra accorgersene ma comunque chiude le tende, quasi sentisse intimamente di essere spiato.
La ragazza torna alla scrivania e riprende a leggere. Una lacrima percorre le attraversa una guancia.

La stessa scena si ripete per i giorni a seguire. La ragazza non abbandona mai il suo cappuccio e non permette a nessuno di vederla in viso.
Un giorno suonano alla porta. A piedi nudi corre. Apre quel poco che basta per afferrare la scatola che l'uomo delle consegne le ha portato. Chiude senza nemmeno salutare e torna in camera sua.
Sono le 18 esatte e lui è tornato a casa. Si spoglia e va verso la doccia (o almeno lei immagina).

Nel frattempo la nostra amica ha indossato un paio di scarpe e messo il contenuto della scatola nella borsa. Controlla ancora dalla finestra. Lui è sempre in bagno.
Corre alla porta, scende le scale ed esce dal portone. Attraversa la strada e si infila nel portone di fronte. sale le scale ed è al quinto piano. Bussa alla porta che si trova davanti e nel frattempo rovista nella borsa. Tira fuori un fazzoletto e una bottiglietta contenente un liquido che non saprei distinguere. impregna il fazzoletto con quel liquido e resta in attesa. La porta si apre e c'è lui, bellissimo con l'asciugamano in vita. La guarda incuriosito per l'insolito abbigliamento. Lei tira su la testa e scosta il cappuccio. Lui indietreggia inorridito e lei gli balza addosso premendogli il fazzoletto imbevuto contro naso e bocca.

Passano due ore prima che lui si svegli e si accorga di essere legato al letto. Lei gli sta seduta sulla pancia a cavalcioni. Lo fissa paziente attendendo che si desti.
Quando lui apre gli occhi quasi non sviene per la rinnovata visione. Su di lui è seduto un mostro. Una donna (pare) i cui tratti sono stati resi impossibili da riconoscere per non si sa quale assurda ragione.
La testa rasata e gonfia da un lato, le labbra inesistenti, il naso piegato da un lato e gli occhi neri come la pece.
Interminabili sono i secondi che passano prima che lei si decida a fare qualcosa.
Passa la sua mano gelida sul corpo nudo di lui. Si alza e si sfila i vestiti. scende tra le gambe del poveretto e comincia a praticargli del sesso orale. Quando il pene di lui è finalmente eretto, gli monta sopra e fa sesso con lui.
L'uomo nel frattempo si vomita addosso per quanto la situazione gli fa schifo. Piange. Grida.
Lei si volta di spalle e lui capisce. Vede quel tatuaggio inconfondibile. Le resta immobile e aspetta che lui dica qualcosa.
Restano in silenzio.
Lei si volta e lo guarda fisso negli occhi.
Lui prende coraggio "Ho capito chi sei. Io..Io...pensavo fossi morta. Perdonami."
Lei abbassa lo sguardo e scuote la testa lentamente.
Va di nuovo verso la borsa e prende due cose. Una di queste è una lettera. Libera una mano all'uomo e gliela consegna.
Lui legge "Ti ho amato più di quanto non abbia mai amato me stessa. Mi hai lasciato a morire dopo quell'incidente maledetto. Sei scappato perché avevi guidato in stato di ebrezza. Avevi paura..e io? Qualcuno però ha visto tutto e ha chiamato un'ambulanza e così, mi sono salvata. Tu non ti sei mai preoccupato di che fine avessi fatto. Ti sei trasferito qui e sei stato di nuovo felice. Io per un po' ho creduto che venire a vivere di fronte a te mi avrebbe fatto sentire meglio. Ti ho scattato tante foto perché ti ho continuato ad amare nonostante tutto. Un giorno però ho compreso che l'unica cosa in tutto il mondo che mi avrebbe dato sollievo, sarebbe stato ucciderti. Ed eccomi qua.. Tu hai preso la mia vita e io ora mi prendo la tua."

L'uomo sa che non ci sarà compassione per lui. Non la guarda. Stringe la lettera nel pugno e chiude gli occhi.
Lei lo accarezza e poi gli versa dell'acido addosso. Parte dal viso per poi scendere e versarne in quantità maggiore nelle parti intime. Lui si dimena. Il dolore è lancinante. Lei va in cucina e torna con una piccola mannaia. Gli taglia i piedi, le mani e lo lascia lì senza sapere se è ancora vivo o se il supplizio è già terminato.
Ora è di fronte alla finestra spalancata. resta lì immobile per qualche istante lasciandosi accarezzare dal vento. Poi sale sul davanzale e si lancia giù.
Finalmente può morire in pace.

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